Sto affacciata alla finestra
che da sul giardino dei miei sogni e che in parte esiste appunto solo nei
miei sogni. È il 27 di ottobre e di fiori non ce ne sono quasi per niente. Di
fiorito non c'è che un'Erica piuttosto sfiorita, che in verità fiorita non è
mai stata e delle Kolanchoe con piccoli fiori bianchi e rossi un po' secchi. Le ho comprate
tutte insieme dal fioraio più ladro, ma più vicino che c'era, un giorno che avevo bisogno di bellezza intorno a me. Il maltempo le prova, ma a me sembrano ancora belle. All'appello, quindi, tre piante, anzi due e mezzo, fiorite e per il resto:
verde e neanche troppo.
Anche per la mia vita ora è decisamente autunno. I fiori ci
sono stati, non tra i più belli, ma spontanei, seppur delicati. Ma è il mio autunno ed ora, affacciata su questo giardino, mi riconosco in una di queste piante da cui
ci aspetta di nuovo un fiore, ma non è capace di tirar fuori niente, se non foglie
verdi, poco interessanti e insignificanti agli occhi di chi guarda. Tuttavia
non trascurabile sintomo di vita. Io ci sono, sono viva, ma non fiorisco, perché non è
questo il tempo.
Il giardiniere mi guarda insoddisfatto e si chiede cos'ha
questa piantina che non va, perché non ha il ritmo delle altre, perché non si
decide a fare un bel fiore. Ma in ogni giardino ogni pianta, ogni bulbo, ogni
foglia sta compiendo il suo ciclo e non sarà la fretta del giardiniere ad
alterare la natura. Ed io oggi sono più che mai una pianta che fiorirà la prossima primavera: dite
al giardiniere di non pensarci e di ripassare tra qualche mese, perché non è
ancora il mio momento di fare un fiore!
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