Le mie giornate sono lunghe e tutte diverse: a volte mi
scorrono davanti vuote e deprimenti, a volte mi fagocitano per risputarmi fuori
verso ora di cena, giusto in tempo per il mio appuntamento serale.
Quasi ogni sera Carlotta mi aspetta, sta lì che sistema
carte e nastrini e chiude la cassa, nel frattempo prendo i vasi dal marciapiede
e li porto dentro. Mentre lei traffica con le ultime cose, abbasso a metà la
saracinesca. Ogni sera mi guarda, mi sorride e mi chiede com'è stata la mia
giornata ed ogni sera mi regala una piantina o un fiore diverso. Carlotta è
molto anziana, le gambe le fanno sempre un gran male, ma è un’instancabile
chiacchierona.
Anche ieri sera mi sono seduta su uno sgabello e le ho racconto
della mia giornata. Le ho detto che negli ultimi giorni spesso mi prende un po’
di sconforto, che non riesco a non pensare agli ostacoli che continuo ad avere
davanti da mesi, che sento che il mio tempo migliore mi scivola tra le mani
senza che io riesca a dargli un senso, che ho fretta di vivere e di fare, ma
non lo faccio.
Lei mi ha sorriso, stringendo gli occhi traditori che troppo
presto hanno cominciato a perdere colpi. Lei sorride sempre dei miei malumori,
sorride come solo chi ha avuto problemi ben più grandi potrebbe sorridermi. Mi ha
guardato teneramente e mi ha detto "vorrai mica arrenderti?" Le ho risposto
di no, che è chiaro che non voglio arrendermi, che sono certa che prima o poi
tutto andrà per il meglio. Lo so. Ma mi sembra tutto troppo difficile.
Mi ha sorriso ancora, si è alzata. Lentamente. Si è diretta
verso il retro del suo negozio ed è scomparsa per qualche minuto. È ritornata
con un vaso con una piantina che non ho riconosciuto. L’ha appoggiata sul suo
bancone e mi ha detto: “Lo tengo ancora nel retro, ma dalla prossima settimana
lo verranno tutti a cercare per i loro addobbi, è vischio!”. Io conosco il suo modo di fare, stava per
raccontarmi qualcosa.
“Il vischio è una pianta parassita, cresce sulla cima degli
altri alberi più grandi, specialmente il pino e la quercia. Tu li conosci i
druidi? I sacerdoti dei celti? Loro avevano una specie di adorazione per una
fragilità così superiore alla forza. I druidi raccontavano questa storia: il giovane
e bellissimo dio della luce Balder, era
tormentato dagli incubi, pur sapendo di essere amato da tutti per la sua bontà
e la sua bellezza, ogni notte sognava che qualcuno stesse per ucciderlo. La madre
allora partì per un lungo viaggio e ad ogni cosa che incontrava faceva giurare
che non avrebbe mai fatto del male a suo figlio. Giurarono tutti: l'aria e l'acqua, la terra e il fuoco, le piante, gli
animali e le pietre. Solo la pianticella del vischio non giurò,
perché Friga, l'aveva ritenuta troppo debole e innocua per costituire un
pericolo. L’invulnerabilità del dio Balder divenne motivo di
divertimento fra gli dei, gli tiravano sassi e frecce, lo trafiggevano con le
lance, lo colpivano con le spade, ma nulla poteva ferire il
giovane Balder. Solo Loki, dio della distruzione, non partecipava.
Egli amava gli scherzi crudeli e quel gioco innocuo non lo divertiva affatto.
Quindi si trasformò in una vecchina e con l’inganno interrogò Friga che gli
rispose: “Tutti gli elementi hanno prestato giuramento, non c’è niente nella
natura che possa ledergli, ho ottenuto questa promessa da tutto ciò che ne
abbia qualche potere, c’è solo un piccolo arbusto a cui non l’ho chiesto,
perché mi è sembrato troppo fragile, si regge alla corteccia di una quercia e
ha appena una radice, vive senza terra, è il vischio”. Allora Loki
andò nel bosco e ne prese un ramo che cresceva sul fusto di un melo. Con esso
costruì un bastoncino dalla punta affilata, quindi si recò all'assemblea degli
dei, dove, come al solito, gli dei erano impegnati nel gioco di
colpire Balder. Loki si avvicinò al cieco Heder e gli
porse il bastoncino di vischio. «Prova a colpire Balder con questo»
gli disse, ma Heder replicò: «Come posso colpirlo se neppure lo vedo?»
Ma Loki lo rassicurò: «Non temere, guiderò io la tua mano». Heder lanciò
il bastoncino e colpi Balder, il vischio penetrò nelle sue carni e lo
uccise. Così il figlio invulnerabile d’una dea fu ucciso da un rametto di
vischio lanciato da un cieco!”
Carlotta come ogni sera mi ha consegnato la pianta giusta
al momento giusto, mi ha messo in mano il vasetto e mi ha detto «sei anche tu
un vischio, ora credi di sembrare incapace di grandi cose e invece arriverà il
momento in cui dovranno ricredersi tutti, te compresa… perché il vischio
significa ‘IO SUPERO OGNI OSTACOLO’ e tu supererai
ogni ostacolo!»